Controllare le emozioni, anche quelle negative, non è sempre facile quando si ha a che fare con i bambini, ciò nonostante, ci sono parole che andrebbero preferibilmente evitate, se non addirittura eliminate, dal vocabolario genitoriale. Sono frasi diseducative, anche se apparentemente innocue.
Scopriamo le più infelici:
- Sei imbranato, cattivo, stupido...
Di fronte a determinati comportamenti è facile lasciarsi trasportare dalla rabbia, scadendo in interventi come questi. Se il bimbo è tendenzialmente impacciato, viene da sé definirlo “imbranato”, se è pestifero sorge spontaneo il “cattivo” e via dicendo. Giudizi che, pronunciati solo una volta, non comportano gravi conseguenze, ma reiterati nel tempo, possono indurre il bimbo a credersi realmente tale, innescando un senso di sfiducia in se stesso.
- Non sai farlo, lascia che ci pensi io...
Anche in questo caso si rischia di sminuire il bambino, inducendolo a credere di non essere capace di nulla e di non poter contare quindi sulle proprie forze. Qualunque sia il compito da svolgere, anche se difficile, è fondamentale stimolarlo a provarci, fornendogli il nostro prezioso aiuto. Gli errori di percorso fanno parte della crescita.
- Se continui ti arriva una sculacciata...
Le minacce non sono mai una buona soluzione, ma in certe circostanze, quando per esempio si parla di brevi castighi, possono tornare utili. Purché non prospettino punizioni assurde, crudeli o violente. Anche se la violenza non viene agita, si lancia un messaggio sbagliato, legittimando verbalmente il ricorso all'aggressione fisica.
- Nessuno si comporta così...
Convincere i bambini a cambiare atteggiamento, facendo leva sul loro senso di inadeguatezza rispetto ai coetanei, non è mai una buona idea. Il rischio è di renderli inutilmente competitivi e insicuri, inducendoli a credere di doversi adattare, passivamente, al comportamento della maggioranza. --
- Non imparerai mai...
Una frase apparentemente innocua, che in realtà innesca un senso di profonda sfiducia. D'altronde riusciamo a dare il meglio di noi stessi, anche da adulti, quando veniamo stimolati a credere nelle nostre capacità piuttosto che umiliati e giudicati negativamente. Figuriamoci da bambini!
“Il cervello del bambino è come una scacchiera. All’inizio qualunque partita è teoricamente possibile, qualunque mossa brillante ipotizzabile. Poi quando si cominciano a muovere i pezzi, le combinazioni iniziali via via diminuiscono ed il gioco comincia a strutturarsi in un certo modo.
Se le mosse iniziali sono appropriate e l’impianto del gioco è ben sviluppato, la partita è ben avviata; ma se le mosse iniziali sono sbagliate, sarà estremamente difficile risollevare le sorti del gioco. Lo svantaggio dovuto ad una cattiva impostazione sarà difficilmente recuperabile”.
Intelligenza emotiva: diventare allenatori emotivi
I bambini più equilibrati e sereni, più sicuri di sé, migliori a scuola e anche i più felici, sono quelli con l'intelligenza emotiva più sviluppata, cioè con quell'intelligenza che sta alla base dell'autocontrollo, dell'attenzione verso gli altri e dell'empatia.
È ciò che afferma lo psicologo americano John Gottman in seguito ad uno studio durato diversi anni.
È ciò che afferma lo psicologo americano John Gottman in seguito ad uno studio durato diversi anni.
Un altro importante risultato della ricerca di Gottman è che questa intelligenza non è innata, ma si può imparare e gli insegnanti migliori sono i genitori e gli educatori, che possono diventare dei veri e propri allenatori emotivi.
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